UN GIORNO IN PIÙ

Fuori il vento, dentro il tepore. Sono a casa e il brodo sul fuoco borbotta in attesa di piccole farfalle di pasta. È dicembre, domani è l’ultimo giorno dell’anno ed io non sono pronta.
Alzo timidamente la mano per fare ciao-ciao all’anno vecchio, un anno che mi è sembrato più eterno degli altri. Sul balcone vado per fumare una sigaretta, il gelo irrigidisce le mani ma resisto fino all’ultima boccata. Non sono pronta.
Rientro con la voglia di scrivere. Il foglio è vuoto eppure a me sembra già così pieno. Rinuncio. Non essere banale, mi dico. Non scrivere dei morti e dei moribondi. Loro sono già passato, sono pensieri avariati. Ferma un unico istante di questa giornata e inchiodalo nella memoria, ti servirà poi.
Ci provo ma non riesco a fermarli i ricordi di oggi, sono troppo giovani e amari, sarà il tempo a renderli dolci perché lontani non mi faranno più paura.
Stamattina ho creduto di morire, è stato solo un attimo poi sono risorta, ma il cuore continua a zoppicare e mi dice cose che non dovrebbe. Non lo ascolto. Sulla faccia ho un’insolita espressione, né triste né felice, afflitta e indecisa. Ecco come mi sento. Ho la testa che mi gira, la tengo ferma tra le mani così non si stacca. Lascia stare, mi dico, se non hai il coraggio. Il coraggio di cosa?
L’ho fatto di nuovo. Scrivo.
È puro esibizionismo, dice lui. È pura incoscienza, dico io.
Mi serve solo un altro giorno, gli dico. Tace e scuote la testa. Comprendo che la prospettiva di un giorno in più non piace a nessuno e allora fingo di aver capito il gioco e inizio a contare.
Meno cinque, meno quattro, meno tre, meno due…
È scoccata la mezzanotte, indietro non si torna, il nuovo anno è arrivato. Sembra già tutto diverso, gli dico. Ride della mia ingenua speranza, mi bacia sulla fronte e mi porta a letto.
Napoli, 30 dicembre 2016

©MimmaRapicano-dicembre2016