L’ITALIA CHIAMÒ! / Tredicesimo giorno

Ieri sera il governo ha varato nuove misure restrittive.
È necessario contenere la diffusione del virus.
Quelle di prima non sono state sufficienti. Italiani, coglioni e brava gente.
Andiamo avanti.

Il momento è tragico. Assai. Molti pensano che i morti e i malati sono lontani. Soltanto numeri. Numeri! E quei numeri non fanno impressione, cifre nulla di più.
I morti e i malati restano sull’uscio di casa, mentre dentro si canta, si balla, si mangia a sbafo, si cucina per dimenticare, si legge per combattere la noia, ma, più di ogni altra attività, ci si lamenta di qualsiasi cosa succeda lì fuori. 

Tutti esperti di politica, nazionale e internazionale, tutti storici e complottisti. Un lamento comune s’alza dalle case, una nebbia gialla di parole insensate, torte e ritorte… che impressione, che vergogna.
E il meglio non è ancora arrivato.
I castelli tremano, vacillano, si sfaldando poco per volta le fondamenta dei piccoli regni, i Re e le Regine, persone docili e generose fino all’altro ieri, si trasformeranno in qualcosa di mostruoso, le avvisaglie sono sotto gli occhi di tutti. 

Temo farà più danni la privazione del potere economico che non della libertà. Ma di questo si occuperanno gli storici e forse anche i filosofi.
Quello che diventeremo a breve finirà nei libri di storia.

Scusatemi, ma stamattina mi sono svegliata non triste ma arrabbiata.
Ma ad alleviare la mia rabbia è giunto in mio soccorso Rocco, quello della stella luminosa. Stamattina, mentre sorseggiavo il caffè, ho guardato verso il suo terrazzo-bazar e ci ho visto appese, non una, non due ma ben tre bandiere del tricolore. E sono grandi, enormi, e mi chiedo dove diavolo le abbia prese tre bandiere italiane così grandi.
Allora, mi è tornato il sorriso. Quell’uomo, semplice e con mani grosse da operaio, sta diventando il mio eroe. Il suo regno è piccolo e povero eppure si sente parte di qualcosa più grande di lui. Si sente italiano. E spera.

©MimmaRapicano_2020

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