GIORNO DI BUCATO / Ventiduesimo giorno

È arrivato, è arrivato, oggi è giorno di bucato.
Le femmine lo sanno quando il sole mozzica, la sentono l’aria che ci pizzica sotto al naso. L’ora è arrivata.

Stendono le lenzuola, lo fanno tutte insieme, si sono passate la voce e sui balconi ora si vede una sola, immensa, variopinta bandiera.
Le lenzuola sono bianche o dai colori sgargianti, rosse, blu, a fiori, fiori grandi, fiori piccoli, girasoli, margherite, tulipani, cavalli, cavallucci marini, pesci, pescecani e animali d’ogni specie. E poi tramonti, atolli, montagne, spiagge, la N cerchiata è simbolo d’appartenenza calcistica. 

Ci stanno poi lenzuola particolari, più audaci, sono quelle leopardate, maculate, comprate apposta per farlo in posizioni strane.
Pizzica e mozzica quest’aria nuova di primavera, il vento è dolce, pare quasi una carezza, scuote le lenzuola, le fa sventolare, sopra e sotto, sotto e sopra.

È arrivato, è arrivato, oggi è giorno di bucato.
Le donne sono tutte sui balconi, e pizzica e mozzica, sentono la tarantella pure senza musica. La musica la fanno loro, il chiasso, i richiami incomprensibili, si lanciano le mollette da un balcone all’altro queste femmine in pigiama dagli occhi cisposi e dall’alito cattivo. 

Pizzica il vento sulle lenzuola che ondeggiano come vele di velieri senza marinai.
Mozzica il sole sul culo delle donne, fanno la mossa, si strappano i bigodini dai capelli e le ciocche arricciate cascano sulle facce ancora addormentate, le ciabatte, invece, le buttano dabbasso. La supplica è partita.
San Gennà, san Gennà, facci ‘sto miracolo, e pizzica e mozzica, invocano il Santo loro, lui le deve ascoltare.

Da un piccolo balcone s’affaccia Cascettone: Uè, ma che è tutta ‘sta ammuina?
E ridono le donne con il dito all’insù, perché la femmina chiamata il Cascettone, è uscita sul balcone in mutande e reggiseno.
Che tenete da guardare? ‘E ccose belle s’anno fa’ vedè?
San Gennaro prega per noi. San Gennaro soltanto tu puoi fare il miracolo: fai jettà ’o sanghe a ’stu sfaccimm’ ‘e virùs che nuje, a tenere i mariti dentro le case, non ne possiamo proprio più.
Pizzica e mozzica la disperazione dentro le case nostre.

San Gennaro caro, Santo decollato, fallo scetà ‘o padrone tuo, facci per favore questa grazia, ché adesso viene pure Pasqua e come li facciamo noi i casatielli e le pastiere? Qui il fatto è brutto assai, san Gennà, qui si rischia la rivoluzione, qua la fede la perdiamo tutti quanti. Hai capito, san Gennaro?

Ma il Santo non risponde, che screanzato. E allora le femmine per protesta si tolgono i pigiami, li lanciano dai balconi, e pizzica e mozzica, sarà l’aria di primavera, e restano in mutande con le zizze flosce, e pizzica e mozzica.

È arrivato, è arrivato, oggi è giorno di bucato.

©MimmaRapicano_2020

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *