UN CUORE DI STRACCHINO / Ventiquattresimo giorno

– Buongiorno, ha della mozzarella?
– Sì, signora.
– Bene, me ne dia mezzo chilo.
– Sa, è quella buona, viene da Aversa.
– (Sorrido)
– Signora, abbiamo del prosciutto crudo in offerta, è quello di Parma.
– No, grazie.
– Oppure, del prosciutto cotto, sempre di primissima qualità e a un buon prezzo.
– No, grazie mille.
– C’è del salame Napoli che è una squisitezza.
– No, grazie io mangio vegetariano.
– Ah, forse preferisce della soppressata, questa viene da Benevento, un mio parente me la prepara apposta.
– No, guardi io non mangio gli insaccati, né qualsiasi tipo di carne e pesce.
– Mi scusi, non sapevo…
– Non sapeva cosa?
– Che lei… insomma, forse ha delle allergie particolari.
– No, non sono allergica è che…
– Se non mangia gli insaccati e neppure la carne e il pesce avrà di sicuro qualche problema, no?
– Le posso assicurare che io non ho nessun problema, forse lei non comprende che…
– Mah, io invece, mi scusi la franchezza signora, anche se sono un poco ignorante e non ho studiato, certe cose le capisco, sa l’esperienza… e se lei non mangia le cose più buone che ci stanno a questo mondo, mi scusi sa, beh qualche problemino lo deve avere… così tanto per dire.
– Lei sta facendo delle illazioni.
– E no signora, io sono gentile con lei e non l’ho certo insultata.
– Guardi che con la parola illazioni non volevo mica offenderla. Significa che lei ha tratto delle conclusioni inappropriate, non vere. Illazione non è una parola scurrile.
– Ha–haa, andiamo di bene in meglio, cara signora. Sarò pure un salumiere poco istruito, che puzza di formaggio ma lei scurrile a me non lo DICE! Rispetto con rispetto, cara signora… queste sono cose da pazzi.
– Scusi salumiere, è evidente che questa mattina non ci comprendiamo, chiudiamola qui. Mi dia la mozzarella, pago e vado via.
– Ecco, fate sempre così voi gente… come si dice… ah, sì, in–tel–let–tua–li, scappate, scappate. Ma lei non va da nessuna parte se prima non mi chiede scusa.
– Cosa? Io non le devo affatto delle scuse, le ripeto non l’ho offesa e se lei pensa che…
– E invece sì! Lei ha offeso la mia dignità di salumiere. E che crede… che non ci ho un’anima io? O un cuore? Il mio cuore, sa cara signora in–tel–let–tua–le, è un cuore buono, un cuore di stracchino.
– Ah ah, e com’è fatto un cuore di stracchino?
– Non certo come il suo.
– E come sarebbe il mio? Lei “ci ha esperienza”, mi dica, mi dica signor sa–lu–mie–re!
– Signora, io non scendo al livello suo. A me hanno insegnate le buone maniere e poi… sì, ci ho esperienza io. Le conosco bene le tipe come lei…
– Senta, sa–lu–mie–re, qui c’è stato un fraintendimento, non ho più voglia di continuare questa assurda e kafkiana conversazione, mi dia la mozzarella e facciamola finita.
– No! Io la mozzarella mia, quella buona di Aversa, a lei non la vendo!
– Come, scusi?
– Ha sentito bene, ho detto NO! Esca subito dal mio negozio, e si porti via tutti i suoi… fraintendimenti, le cose scurrili e quelle vergognose illazioni e si riprenda pure tutti i cosi… come li ha chiamati… kaftani?
– Lei scherza, vero?
– No! No! Non scherzo affatto. La mia mozzarella lei non la mangia, non la merita, anzi guardi…adesso me la mangio io…

Apre la busta della mia mozzarella, quella buona di Aversa, ne prende una e l’addenta. La mangia con voracità, il liquido bianco gli cola ai lati della bocca. Una scena raccapricciante. Poi afferra un coltellaccio dal bancone e…

Mi sveglio, sono tutta sudata. Un incubo. Un sogno stupido eppure così reale che il cuore mi batte ancora, pitupì–pitupì–pitupì.
Vado in cucina, mi preparo una camomilla, meglio farla doppia. Ritorno a letto, con in mano la tazza fumante, ma sono ancora intontita e spaventata. Soffio sul liquido bollente e faccio piccoli sorsi per non scottarmi la bocca e la lingua e magari mi brucio pure la gola e poi devo correre in ospedale e no, no… bisogna stare lontani dagli ospedali di questi tempi, no, no… 
E ripenso al salumiere, alla sua insolenza e a me che avrei dovuto rispondergli a tono, invece… Era davvero un sogno? Sì, va bene, un sogno… ma come è fatto un cuore di stracchino?
«Uffa, è molle molle, poi è bianco bianco e sa di latte –. Sbotta la voce al mio fianco. – Ma perché scrivi queste cose?».

©MimmaRapicano_2020

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