UN UOMO

Oggi un ricordo di quest’estate è tornato a farmi visita. Mezzogiorno, la piazza era piena di gente con abiti leggeri, il sole s’era portato via l’angoscia da pandemia. Su una panchina senza schienale un uomo beveva. Consumato, come lo è chi vive in strada, senza dimora. Le spalle rivolte alla piazza e al passeggio, il suo corpo guardava la siepe, secca e colma di rifiuti. Un rifiuto tra i rifiuti. Un fantasma quell’uomo, pelle rappresa su poche ossa, abiti sporchi e puzzolenti. 

A colpirmi fu il modo in cui beveva da una bottiglietta di plastica, stropicciata, forse raccolta dalla spazzatura. Aveva le braccia mutilate dal gomito in giù. Privato delle prensili mani da chissà quale catastrofico evento. Eppure riusciva a bere con quello che restava, due moncherini, rami d’albero spezzati. Movimenti lenti, misurati, abituato a ciò che gli mancava. Era pieno di dignità quello starsene da parte, spalle al mondo, per pudore, pensai, o per riservare soltanto a sé stesso la sua invalida condizione. Accanto a lui una busta di plastica rigonfia. 

Avevo dimenticato o forse rimosso l’immagine dell’uomo senza mani che beveva da una bottiglietta di plastica. Oggi è ritornata, prepotente. 
Chissà dove dorme ora, in quale anfratto posa le sue ossa e la sua memoria, se ha una coperta per ripararsi dal freddo, un cappello per la pioggia. 

Son tornata spesso in quella piazza dove il vento soffia di continuo ma lui non l’ho più visto. In quella piazza ci ho ritrovato soltanto i soliti rifiuti, uomini e donne con abiti pesanti, bambini che con pezzi di vetro minacciano i passanti. Terra di nessuno. 
Forse era un Santo quell’uomo, arrivato in città da un mondo dimenticato. Miracoli non ne ha potuti fare, più nulla c’era da salvare

©MimmaRapicano_13ottobre2020

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *