RICORDI IMPOSTORI E SUDICIE BUGIE

L’INSOLITA TEORIA SUGLI SCRITTORI E SUI PERSONAGGI

I miei racconti iniziano sempre pensando al titolo, forse per questo motivo sono così brevi. Immagino un titolo e già la storia che ho voglia di scrivere sfugge al mio controllo e prende vita.
I miei ricordi sono ingenue matrone nel bordello tipografico delle interlinee, credo di aver posseduto le parole, invece no, ho solo rubato al caso, all’incontro incestuoso di due lembi di pensieri.
Poi cerco frasi compiute, le faccio scorrere come l’acqua tiepida sui fianchi della mia coscienza.
Ho avuto una vita per pensare io, ho avuto delle ore che ho lasciato marcire sui marciapiedi del tempo. Pigra, sono di una pigrizia disgustosa.

E ora che faccio? Racconto, con la faccia rivolta alla luna.
E cosa racconto? Le mie illusorie vittorie, i vagiti delle mie narrazioni, gli spasimi d’amore e il crepitio di baci rubati.
Insensato, lo so, come insensate sono tutte le mie fumose metafore, ma è così che so scrivere, odiatemi pure. Il mio sangue è amorfo e come una zavorra arcaica lo trascino sotto la pelle e mi lascio seppellire.
Questa non è la mia storia, questi non sono i miei ricordi, non ho più ricordi io, la verità è che sono un golem prigioniero sulla giostra di racconti non miei.
No, io faccio parte di quell’umanità nel tritacarne del progresso, sono un fantoccio di questo ingranaggio che alcuni ancora chiamano vita.
Un faticoso vai e vieni di necessità, di cose che devi avere e altre a cui devi appartenere.
Ed io, mi chiedo, a chi appartengo quando scrivo?

Appartengo agli scrittori che ho letto e ai loro personaggi, alle invenzioni letterarie, a tutte quelle parole che appaiono nei libri come inafferrabili insetti.
Lui, il Personaggio, è quell’argillosa presenza nei romanzi e nei racconti, l’eroe e l’amante di ogni lettore.
La storia della letteratura è affollata da questi fantasmi che frugano i pensieri di chi legge, prendono forma, hanno un nome e un’anima di carta.
Cercano consensi, i personaggi, supplicano lacrime e pietà, diventano complici e carnefici sulle pagine intonse e polverose.
L’altro, lo Scrittore, seduce e incanta i propri lettori, li rende cavie del suo variopinto circo di serpenti, maghi e saltimbanchi.
Rido e mi diverto guardando le schiere di esperti lettori che credono di aver capito tutto, di possedere la chiave magica per entrare nelle storie. Poveri illusi, che esecrabile bestemmia sono i loro occhi su quelle pagine fitte di parole e scarabocchi di pensieri.

La furbizia dello scrittore è nel saper vestire di divina memoria i suoi personaggi e poi di calarli nella cloaca dei sobborghi o nel ventre di navi affondate.
Il mare non è più il flusso dei ricordi, il mare è il pianto di mille donne che sono morte per l’insaziabile voglia di Emma Bovary d’essere amata e di mille uomini che hanno invidiato l’eterna giovinezza del viscido Dorian Gray.
Ecco, il trucco è tutto racchiuso in quel malefico ritratto, in quell’assurda storia narrata dall’astuto scrittore inglese.
La lettura dei romanzi vi ruba la giovinezza per succhiare l’eternità dai vostri occhi.
È lui, lo Scrittore, a diventare eterno perché le vostre letture lo faranno rinascere in ogni epoca e naufragare su ogni continente senza tempo e senza età mentre voi, peccaminosi mortali, avrete solo un pugno di terra e milioni di vermi che divoreranno la vostra carne.
Rido, rido di voi, gobbi lettori, m’inchino invece all’arguzia degli scrittori, alla sempre più folta schiera dei nuovi raccontastorie.

Quello che leggete nei voluminosi romanzi non sono i ricordi del Personaggio, no, no, lui, in quanto finzione, non ha ricordi, non ha un corpo da mostrare, non ha armi per ferire, è solo la parola bugiarda di un impostore: lo Scrittore.
Rido, rido di voi, creature indifese che dalla innocente lettura delle fiabe passate ai corposi romanzi credendovi adulti.
Le fiabe, signori miei, sono solo le prime frecce avvelenate che attraversano i vostri corpi e la vostra coscienza.
Le fiabe, signori miei, descrivono le verità più raccapriccianti che non troverete nei romanzi.
Leggetele da adulti, le fiabe, vi faranno tremare i polsi perché le innocue metafore su fate, orchi e streghe cattive non son altro che loro, gli scrittori, travestiti da regine o buffi animali parlanti.
Mascherati per aprirsi un varco nella vostra memoria.
Le fiabe sono il cavallo di troia della letteratura.
Ma a volte succede che dei personaggi sfuggano al controllo dello Scrittore e allora la storia può cambiare direzione, senso, prospettiva.

I personaggi più furbi trovano riparo tra i paragrafi della narrazione ed è lì che riescono a dare vita alle storie più vere.
Sono costretti a mentire per salvarsi e per svelare il precipizio che esiste tra chi scrive e chi legge.
Creano il perfetto mondo schizofrenico e paranoico dove gli scrittori spesso si perdono negli intricati labirinti di un racconto.
La storia della letteratura non vi dirà chi sono questi abili personaggi sfuggiti ai loro creatori. Non è possibile vederli, non sarà possibile dare loro un nome, sono eteree immagini nella capsula del tempo.
Ma vi assicuro che continuano a vivere oltre le pagine e resta un mistero, ancora oggi, in quali romanzi vanno a morire queste strane e ribelli creature.

©MimmaRapicano_2015


Post pubblicato sul mio primo Blog.

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