LE PICCOLE COSE DI MAGGIO

Anche oggi sono sveglia dalle cinque e trenta. Vado in cucina, preparo la moka e nell’attesa mi siedo accanto alla finestra aperta. Respiro, è fresca l’aria del primo mattino. Sorseggio il caffè aromatizzato con semi di anice stellato e inizio a leggere, l’ora più bella per farlo. Passo così le prime due ore della mia giornata.

Ieri sera ho fatto una lista di cose da fare oggi. In cima alla lista c’è che bisogna assolutamente stirare. Odio da morire questa attività che considero inutile e una totale perdita di tempo. Ma qualcuno lo deve pur fare. Allora mi lavo, mi vesto e inizio a stirare. Per fortuna le ore, tra il vapore e la noia, passano in fretta. Sistemo negli armadi e nei cassetti gli abiti pronti per essere indossati.

Al secondo posto della lista c’è la spesa. Questa cosa, invece, mi piace assai. Esco di casa. La luce dolce e chiara di maggio mette allegria, almeno oggi è così. Per strada quasi vengo investita da Rosario e la sua startup. Lui si volta, sorride e mi chiede scusa.
Rosario un lavoro non l’aveva ma poi il lavoro se l’è inventato. Gira per il centro storico di Napoli con la sua sgangherata bicicletta dietro la quale ha sistemato una cassetta di plastica in cui tiene alcuni contenitori di detersivo. Molti condomini si sono affidati a lui per portare in strada la sera i bidoni della raccolta differenziata e rimetterli al loro posto nei palazzi la mattina. Rosario ha preso molto sul serio questo impiego. Lui non solo sposta i bidoni ma li lava e li tiene sempre puliti. Lode a Rosario.

La prima tappa è dal fruttivendolo. Arrivo dal signor Pasquale che mi saluta calorosamente, con lui scambio qualche chiacchiera sulla bizzarria del tempo che come al solito fa lievitare o abbassare i prezzi delle verdure. Mi parla delle novità di stagione che ha trovato al mercato e della loro provenienza. Tiro fuori la lista della spesa: arance, banane, pere, mele, fagiolini, cipolle, patate, piselli freschi, finocchi, bietole, pomodori rossi e lattuga. Più tardi Gigino (il suo garzone) mi porterà la spesa a casa. Lui, Gigino, è un uomo di un’età imprecisata. È sempre sorridente e quando ti guarda con quegli occhioni azzurro cielo d’estate il mondo sembra davvero un posto migliore. Io non lesino sulla mancia, forse sarà per questo che quando Gigino m’incontra per strada con tante borse della spesa, si offre sempre di portarmele a casa. Perché sono una persona che merita, dice lui. Mi sorride ed io non posso far altro che ricambiare.

La seconda tappa è dal macellaio e anche se qui ci passo raramente sono sempre accolta da saluti e sorrisi generosissimi. Io mangio vegetariano ma lui, il macellaio, mi tratta sempre come una cliente speciale. Oggi ero venuta per acquistare solo due salsicce, sì avete letto bene, solamente due. Ma dinanzi alla sua premurosa cortesia ho ceduto e ho ordinato mezzo chilo di salsicce, un po’ di petto di pollo e qualche hamburger. Contento lui, divorata dal senso di colpa io.

Torno a casa e avvio la lavatrice. Poi i miei occhi cadono su un batuffolo di polvere che rotola sul parquet. Prendo l’aspirapolvere e mi metto in cerca di ogni più piccola traccia di polvere o qualche altro intruso sul pavimento. Polvere chiama polvere, così passo quasi un’ora a sistemare casa. La pulizia prima di tutto, mi diceva mia madre.

Oggi avevo previsto di non lavorare, ho rinviato tutti gli impegni a domani. Volevo dedicare un giorno soltanto alla lettura. Volevo, appunto. Ma quando sei freelance e lavori da casa spesso non riesci a staccare mai completamente. Il computer è già acceso e rispondo alla mail di un cliente che mi chiede una piccola modifica al logo inviato ieri in bozza, ti impegnerà solo poco tempo, dice lui. Lo accontento, perché in fondo devo pur campare. Fatta la piccola modifica mi cerco un posticino per leggere. Gioisco.

Improvvisamente mi ricordo della lavatrice avviata due ore prima. Cavolo! Stendo i panni scegliendo con cura le mollette, la forma, il colore, ogni abito deve avere la sua giusta coppia. Piccole manie. Ecco, ora ho fatto tutto. Guardo l’orologio, è ora di pranzo. Non mi va di cucinare e allora mangio uno yogurt all’arancia e tre noci. Ora finalmente posso continuare a leggere in santa pace.

Sull’iPhone mi arrivano i trilli delle notifiche. Non guardarle, mi dico. Ma la curiosità vince. Afferro il telefono e cado in trappola. Mi rimetto al computer, solo per poco, mi dico. Passo così altre due ore a leggere notizie passando da un social all’altro e a rispondere ad altre mail. Tempo perso! Mi arrabbio con me stessa perché non riesco a seguire con determinazione la scaletta fissata ieri sera. Eppure oggi non ho voglia di arrabbiarmi.

È una bella giornata, mi dice una vocina gentile dentro di me, e sarebbe un vero peccato passarla con il muso lungo. Ha proprio ragione. Sorrido e mi rimetto a leggere. Mentre leggo, però, mi frulla in testa una storia, la dovrei scrivere, penso. Fissala e falla finita, urla un’altra voce scocciata e antipatica, sempre dentro di me.

Faccio da paciere tra le due voci in lotta. Ok, dico, prendiamoci una pausa, usciamo.
È metà pomeriggio e mi tuffo tra i turisti che affollano Spaccanapoli. La mia meta è il bar in piazza San Domenico per un caffè. I baristi mi salutano con cortesia mentre io guardo la vetrina piena di cosette dolci e invitanti. Alla cassa pago per un caffè e un dolcino, gli zuccheri sono importanti. Gusto con calma il piccolo dolce, sorseggio il caffè guardando la piazza assolata e brulicante di vita.

Esco dal bar soddisfatta. Potrei tornare a casa, invece proseguo per i decumani. Non ho una destinazione precisa ma seguo i suoni di lingue straniere.
I miei piani sono saltati, colpa della tua pigrizia, urla la voce antipatica.
Ma la vocina gentile mi ricorda che anche questa passeggiata è un momento prezioso e, tutto sommato, conta quello che di bello ho trovato nelle piccole cose.
Ecco, penso, le piccole cose di maggio sarebbe un bel titolo per un racconto. No?

©MimmaRapicano-maggio2017

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