GUAZZABUGLIO E VOLGARITÀ

Mi affaccio al balcone, il solito guazzabuglio. Caos di voci in un dialetto sguaiato. Suoni che non comprendo più. Smorfie e gesti arroganti. 
Quando è iniziata la caduta? Dato non pervenuto. 
Sulla ricca collina, un tempo ritrovo di amanti improvvisati, ieri ho visto alberi sradicati. Giacciono, inermi, s’è consumata una strage, sul campo di battaglia degrado e abbandono. Escrementi d’uomo e d’animale, non c’è differenza. 
Centro e periferia un’unica grande cloaca. Parchi e aiuole, foreste in miniatura, foglie e rami secchi, tanfo acido ai bordi delle strade. Alla prima pioggia finirà tutto in mare.
Il Golfo è una pennellata d’azzurro, spento. Sul Golfo domina il sonnacchioso vulcano, tutti spacciati se vomita rabbia.
Cielo, terra, acqua, fuoco. Patria di poeti e scrittori, alcuni giunsero qui da lontano, qualcuno vi restò per morire tra le braccia della Sirena. 
Artisti e saltimbanchi, maschere e tarantella, pizza e mandolino. L’abito buono è ormai scucito, liso, unto. Il Santo decollato pare abbia dato le dimissioni. Guazzabuglio e volgarità. 
Quando è iniziata la caduta? Dato non pervenuto

©MimmaRapicano_12settembre2020

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *