COME UNA SEQUENZA

Il morbo giunse dall’oriente come alito di ciliegio. Contagiò uomini nuovi di cieca obbedienza.
L’avidità dei corrotti dileggiò i renitenti e li privò del libero arbitrio.
Sfiorirono le rose nel palmo delle vergini e bianco latte divenne il respiro degli innocenti. 

Dies irae, dies illa
solvet saeclum in favilla,
teste David cum Sybilla.

Per i mangiatori di petrolio e consenso, nessun dubbio prima, nessun pentimento dopo.
Gli esclusi marchiati d’infamia e tradimento, gli uni contro gli altri, odio e terrore.
All’altare senza croce un chierico con esuberante indecenza gridò: “Eli, Eli, lema sabacthani”.

Quantus tremor est futurus,
quando judex est venturus,
cuncta stricte discussurus.

Poi un’ombra soffiò sul fango e scosse le sirene di una guerra sopita.
Definitivamente oltraggiato, il mondo inaridì. 
Arrivò una nuova era di ricatti e paura, la pace svanì in un fiacco mattino di primavera.

Rex tremendae maiestatis,
qui salvandos salvas gratis,
salva me, fons pietatis.

Le menzogne perpetuate un putrido affare per sfamare, non il popolo, ma la sublime ricchezza dei potenti.
L’Eterno non salvò i suoi figli, non pronunciò il sacro verbo della resurrezione. 
E le stirpi di Abramo capitolarono senza un gemito, tra la polvere e il silenzio.

Confutatis maledictis,
flammis acribus addictis,
voca me cum benedictis.


©MimmaRapicano_marzo2022

In copertina: The Port of Morgat (1882) by Odilon Redon

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