AL TRAMONTO
Manueleee, vieniii. Voci, silenzio, acqua di mare, sale sulle mani.
Il piccolo è ancora sul bagnasciuga, non vuole andar via.
Tramonto.
Lui, lei, giocano a carte, fumano sigari cubani, bevono the in lattina, scadente.
“Aspettiamo l’ultimo tramonto” dice lei al telefono con un’amica.
Sotto un piccolo ombrellone, poco più di un ombrello da pioggia, un uomo legge.
È da solo, il libro ha la copertina blu cobalto. È abbronzato, al mare ci viene da un po’.
La spiaggia si svuota in fretta. Arrivano i gabbiani, volano sopra di noi.
Ci scrutano, aspettano. Dopo il tramonto è il loro turno. Cercano cibo.
Costume giallo io. La vergogna è superata.
Donne in bikini camminano svelte in riva al mare, ridono, sembrano allegre.
Hanno grossi occhiali da sole, ricordano dive d’altri tempi.
Ragazzi albini giocano a palla, proibito prima del tramonto.
Come bambini al parco si tuffano sulla sabbia tiepida e poi si spingono nell’acqua salata.
La mia penna scrive, disegna, è stanca, vorrebbe riposare.
Un bagnino chiude gli ultimi ombrelloni, sistema i lettini, li sbatte ma non li disinfetta.
Nulla più viene sanificato. Il peggio è passato.
Grilli e cicale oltre le dune cri-cri-cri.
Com’era qui due mesi fa? “Pace” risponde un vecchio pescatore.
Ma non ci sono più vecchi pescatori, è un ricordo anche questo.
Una formica, piccola quasi invisibile, zampetta sul mio braccio, si ferma, bisbiglia, mi abbasso per ascoltarla. Mi dà il benvenuto.
2 luglio 2020
©Mimma Rapicano